Connessione tra microbioma e infezioni e resistenza agli antibiotici. Iniziativa dei CDC - Connessione tra microbioma e infezioni e resistenza agli antibiotici. Iniziativa dei CDC
Connessione tra microbioma e infezioni e resistenza agli antibiotici. Iniziativa dei CDC
Comprendere la connessione tra microbioma umano e infezioni per sviluppare strumenti innovativi nella lotta all’antibiotico-resistenza. Con questo obiettivo i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) hanno finanziato 34 progetti innovativi per oltre 14 milioni di dollari che indagheranno nuovi approcci per combattere la resistenza agli antibiotici, e in particolare il modo in cui i microrganismi presenti naturalmente nel corpo umano (il cosiddetto “microbioma”) possano essere utilizzati per prevedere e prevenire le infezioni causate da organismi resistenti ai farmaci.
Si tratta di un ulteriore sostegno all’Antibiotic Resistance Solutions Initiative dei CDC, che mira a implementare il monitoraggio, la prevenzione e le attività di gestione degli antibiotici delineate nel National Action Plan for Combating Antibiotic-Resistant Bacteria.
"Comprendere il ruolo che il microbioma svolge nelle infezioni resistenti agli antibiotici è necessario per proteggere la salute pubblica", ha detto il direttore dei CDC Tom Frieden, “Pensiamo che sia la chiave per approcci innovativi in grado di combattere la resistenza agli antibiotici, proteggere i pazienti, e migliorare l'uso degli antibiotici."
Il microbioma umano è una comunità di microbi presenti in natura nei e sui nostri corpi. I batteri e altri microbi vivono sulla nostra pelle, nel nostro intestino, nel cavo orale e nelle vie respiratorie e urinarie. Un microbioma in salute aiuta a proteggere l’organismo dalle infezioni.
Gli antibiotici sono farmaci salvavita, ma possono anche nuocere al microbioma modificando l'equilibrio tra batteri “buoni” e “cattivi”. Gli effetti degli antibiotici sul microbioma sono come un fuoco in una foresta – scrivono i CDC – I batteri buoni e quelli cattivi, che vivono in armonia, possono essere rapidamente spazzati via dagli antibiotici. I batteri resistenti possono avvantaggiarsi da questa distruzione e moltiplicarsi, aumentando il rischio di infezione e di diffusione ad altri individui di batteri resistenti.
I pazienti con microbioma alterato dagli antibiotici sono vulnerabili alle infezioni da germi “difficili da sconfiggere”, come lo Staphylococcus aureus resistente alla meticillina (MRSA), gli Enterobatteri resistenti ai carbapenemi (CRE) e il Clostridium difficile (C. difficile). Questi pazienti possono quindi “ospitare” batteri resistenti ai farmaci, che possono facilmente diffondersi ad altri soggetti, in particolare a quelli con un microbioma alterato.
I finanziamenti, che sono stati assegnati in gran parte alle Università statunitensi, premiano gli studi che indagano il legame tra antibiotici, microbioma e le conseguenze dell’uso diffuso di antibiotici. I progetti di ricerca si svilupperanno lungo tre filoni:
Come gli antibiotici alterano un microbioma in salute: per determinare come l'esposizione precoce agli antibiotici nel corso della vita influenzi lo sviluppo del microbioma, e individuare nuove strategie per proteggere e ripristinare il microbioma.
Come un microbioma alterato mette a rischio la salute: per sviluppare indicatori in grado di prevedere i rischi per i pazienti che assumono antibiotici specifici, determinare se questi indicatori predicano il rischio di diffondere un'infezione o di venire infettati da batteri resistenti ai farmaci, sviluppare e testare le misurazioni del microbioma per monitorare il rischio di un paziente, e valutare l'efficacia di un maggiore controllo delle infezioni nel proteggere il microbioma di una persona.
Come la gestione dell’antibiotico può essere migliorata per proteggere meglio il microbioma: adattare le strategie di gestione responsabile dell’antibiotico al microbioma individuale di un paziente, adattare la gestione degli antibiotici per affrontare le esigenze di contesti sanitari diversi (ad esempio, ospedali, case di cura, studi medici).
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Pubblicato il: 17 ottobre 2016