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Farmaci biosimilari in Italia: report AIFA aggiornati a giugno 2021

L’Agenzia pubblica i report aggiornati sul monitoraggio dei farmaci biosimilari in Italia. Oltre ai trend di consumo, spesa e variabilità regionale, relativi al periodo gennaio 2020 - giugno 2021, i report sono arricchiti da due ulteriori approfondimenti, rispettivamente sull’evoluzione dei prezzi nei diversi canali erogativi (convenzionata, distribuzione in nome e per conto, distribuzione diretta) e sull’andamento dei consumi delle formulazioni endovenose e sottocutanee, ove disponibili.

L’obiettivo è fornire informazioni utili agli operatori impegnati nelle attività di monitoraggio e governance della spesa farmaceutica, per promuovere l’uso dei medicinali a brevetto scaduto, valutare l’efficacia delle gare regionali, individuare le aree di intervento e monitorare gli effetti delle politiche introdotte.

I medicinali biosimilari costituiscono infatti un’importante risorsa per il Servizio Sanitario Nazionale poiché garantiscono l’accesso ai farmaci biologici contribuendo, nel contempo, alla sostenibilità economica. La letteratura scientifica ha ampiamente documentato come, per le molecole biologiche a brevetto scaduto, la disponibilità sul mercato dei biosimilari sia in grado di determinare una riduzione dei prezzi, generata da un’elevata concorrenza di mercato e influenzata dall’efficienza regionale delle gare di acquisto.

I dati presentati nei report evidenziano l’esistenza di una profonda eterogeneità regionale, in termini di penetrazione del biosimilare e del prezzo medio, strettamente dipendente anche dal tipo di molecola considerata. Nelle Regioni con minore uptake di biosimilare si registrano costi maggiori.

Anche il tipo di molecola influisce notevolmente sugli indicatori considerati. Il costo di adalimumab, ad esempio, è risultato più alto nelle Regioni a minor consumo di biosimilare, con un trend che si conferma indipendentemente dal parametro considerato (confezione, DDD, unità posologica).

Questo tipo di andamento risulta meno evidente per le molecole la cui scadenza brevettuale è più recente (es. bevacizumab) e per quelle appartenenti ad una categoria terapeutica (IV ATC) che presenta la disponibilità di diversi principi attivi (es. EBPM, follitropine).

In quest’ultimo caso l’andamento dei consumi e della spesa tende ad essere influenzato da vari fattori, quali l’utilizzo di diversi canali erogativi, dove disponibili, o la preferenza per i farmaci biologici a brevetto non scaduto. Le analisi sembrerebbero suggerire come la maggiore concorrenzialità del mercato, influenzata dal maggior consumo del biosimilare, sia in grado di determinare una riduzione dei costi, generando risparmi preziosi per la sostenibilità economica della spesa farmaceutica regionale.


Pubblicato il: 10 novembre 2021

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