L’Italia in Europa: la forza delle rapporteurship per una vera visione comunitaria, anche della scienza - L’Italia in Europa: la forza delle rapporteurship per una vera visione comunitaria, anche della scienza
L’Italia in Europa: la forza delle rapporteurship per una vera visione comunitaria, anche della scienza
Ricordate Albert Einstein ne "Il mondo come io lo vedo"? Lo scienziato affermava che "Trascurare la scienza porta alla susseguente povertà di intellettuali capaci, in virtù dell'indipendenza della loro visione e del loro giudizio, di illuminare nuovi percorsi per l'industria o di adattarsi alle nuove situazioni".
Ecco, oggi la strada sembra finalmente segnata da una visione comunitaria, anche della scienza.
La cultura scientifica, anche se spesso viene dimenticato, ha ricadute determinanti sul lavoro e sulle strategie di sviluppo e crescita di un Paese.
A pochi mesi dall'inizio del Semestre di Presidenza, l'Italia si prepara ad accogliere gli Stati membri dell'Unione Europea che, nella sua forma attuale, non è certamente quella del 1951. Oggi, con la recente adesione della Croazia, il 1° luglio 2013, i Paesi membri sono 28, ovvero 28 caratteri, 28 storie nazionali, 28 visioni del futuro e 28 velocità. Via libera quindi al dibattito, allo scambio di idee e intuizioni, indispensabili per aggiungere tasselli al grande mosaico della scienza. L’Europa, in ambito regolatorio, grazie alla massiccia presenza di Working Group, Commissioni e Working parties, rappresenta senza dubbio un terreno fertile. Nello Spazio economico europeo (SEE) per ogni nuovo farmaco ci sono due Stati membri che hanno la responsabilità di analizzare i dati e presentarli in un dossier a tutti gli altri Paesi. “Si definisce rapporteurship – spiega Pietro Folino Gallo, Direttore Ufficio Assessment Europeo dell’AIFA - e in questo l'Italia è attualmente il quarto Paese in Europa per numero di procedure, mentre nel 2008 occupava il decimo posto. Gli altri Paesi leader sono UK, la Svezia e l'Olanda, molto diversi rispetto all'Italia, anche in termini di risorse umane dedicate”.
“A maggior ragione - si sofferma quindi Pietro Folino Gallo - essere quarti è un risultato di prestigio per il nostro Paese. L'analisi dei dati ci fa anche registrare una crescita costante, a discapito di Paesi storicamente più forti, le cui Agenzie sono talvolta più longeve e consolidate della nostra".
Anche per quanto riguarda gli Scientific Advice, che hanno lo scopo di fornire supporto scientifico, metodologico, tecnologico e/o regolatorio alle aziende in modo da orientare lo sviluppo clinico di un medicinale verso studi in grado di dimostrarne adeguatamente l’efficacia e la sicurezza, l’incremento è stato significativo. "Siamo infatti passati dal 7% del 2011 al 13% del 2013; in parole più semplici – continua Folino Gallo – l’Italia ha raddoppiato il numero di Scientific Advice effettuati, passando da 24 a 47". "Questi numeri hanno spiegazione molto semplice – conclude quindi Folino Gallo - abbiamo guadagnato sul campo la credibilità che abbiamo in Europa. Nonostante siamo oggettivamente pochi, abbiamo lavorato e lavoriamo tantissimo perché crediamo in quello che facciamo". Come avevamo già scritto qui, la consulenza scientifica ha aumentato la probabilità di un esito positivo, con un tasso di successo del 90% per le aziende che hanno fatto richiesta di Scientific Advice. In un proprio rapporto, l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) aveva infatti rivelato che la metà delle domande di autorizzazione centralizzata giunte nel corso del 2013 erano state supportate dalla consulenza del SAWP (Gruppo di Lavoro per le Consulenze Scientifiche) al CHMP (Comitato per i Prodotti Medicinali per Uso Umano) durante la fase di sviluppo del farmaco.
Pubblicato il: 30 aprile 2014