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I Pazienti, la Salute Digitale e lo IoT (Internet delle cose) - I Pazienti, la Salute Digitale e lo IoT (Internet delle cose)

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I Pazienti, la Salute Digitale e lo IoT (Internet delle cose)

“Il Mondo è l’insieme dei fatti non delle cose.”

Non sono in grado di contraddire Ludwig Wittgenstein, anche perché penso che abbia profondamente ragione. Nel frattempo però, mentre cerchiamo di costruire una logica che descriva precisamente i fatti che costituiscono il mondo che ci circonda, iniziamo ad analizzare le cose che abbiamo on-line.

L’Internet delle cose ovvero IoT (Internet of Things) è quell’insieme di processi che stabilisce relazioni e interconnessioni sempre più strette tra le infrastrutture digitali e gli oggetti che usiamo quotidianamente se dotati di un identificativo (i.e. numeri IP e DOI = Digital Object Identifier). Lo IoT è un futuro per visionari che divide, come spesso accade in questi casi, gli “apocalittici” da una parte e gli “integrati” dall’altra.

Qualunque sia la posizione che si voglia adottare non vi è dubbio che lo IoT sarà uno dei driver più importanti dell’economia negli anni a venire. Una ricerca di Accenture ha stimato che da qui al 2020 il dialogo intelligente tra piattaforme sistemiche, applicazioni ed oggetti, ovvero Internet of Things industriale, apporterà un valore aggiunto all’economia globale quantificabile in circa 14 trilioni di dollari.

Di là dagli aspetti economico-finanziari di questa nuova rivoluzione industriale sono le componenti, tecnologico-sociali in atto anche nel campo della salute ad essere interessanti per un’Agenzia regolatoria come l’AIFA. La penetrazione dei social media e della tecnologia mobile sta mutando le aspettative e le prerogative stesse dei cittadini-pazienti, sempre più al centro dell’assistenza sanitaria. Secondo Eric Topol, medico e direttore editoriale di Medscape, “Stiamo entrando in un’epoca in cui ogni individuo avrà a disposizione tutti i suoi dati medici e la potenza di calcolo per elaborarli [...] ciò creerà uno spostamento tettonico (o "tech-tonico") di potere, ponendo l'individuo al centro della scena. ... Quelle che erano state soprannominate come le sei parole più potenti nella lingua inglese - "Il dottore la può vedere adesso" - non saranno più vere”1.

Qualcuno, nel mondo sanitario e farmaceutico, ha iniziato a captare questo cambiamento e sono numerose le iniziative che si pongono come obiettivo quello intercettare le potenzialità dello IoT per trasformarle in nuovo valore per i pazienti e per la società nel suo complesso. Tutto ciò viene ricompreso dal termine Salute (NON Sanità!) digitale, dall’inglese “Mobile Health” (mHealth), ovvero quella “pratica clinica supportata da dispositivi mobili come smartphone e tablet, dispositivi di monitoraggio dei pazienti e altri strumenti wireless”2.

Si tratta di modi innovativi per raccogliere dati utili a definire con più accuratezza diagnosi e risposta ai trattamenti (efficacia e/o sicurezza) in tempo reale perché il paziente autorizza ad essere sempre connesso con lo scopo, tra gli altri, di farci conoscere come la sua vita quotidiana influenza la pratica clinica reale.

Il paziente, a sua volta, potrà accedere in qualsiasi momento a dati personalizzati sulle sue caratteristiche cliniche e fisiche, sugli stili di vita, sulle condizioni dell’ambiente in cui si trova, cogliendo subito i vantaggi di una partecipazione attiva e responsabile al proprio processo di cura o al mantenimento dello stato di salute, il cosiddetto patient digital empowerment. Devono averla pensata cosi gli oltre 11.000 volontari che subito dopo la presentazione fatta da Tim Cook, CEO di Apple, hanno aderito al suo Research kit, polverizzando in 24 ore ogni record di reclutamento di tutti i tempi e di tutti i centri clinici mondiali messi insieme. Interroghiamoci quindi sul sacrosanto principio di privacy che intendiamo difendere ma senza ignorare questi semplici dati che dimostrano come ci sono milioni di individui al mondo (verosimilmente nativi digitali) appartenenti ai social network allargati della condivisione disposti a lasciar mettere in rete qualunque dato sulla propria persona (basta vedere cosa è pubblicato in certi profili Facebook).

Queste sorgenti alimenteranno petabyte di Big Data (si stima che entro il prossimo decennio i dati provenienti dai sensori personali passeranno dal 10% al 90% di tutte le informazioni archiviate3), rimettendo in discussione il concetto di trasparenza e, giova ripeterlo, nel rispetto della privacy degli utenti, la disponibilità di connettività, il riuso delle soluzioni e l’interoperabilità dei sistemi. Cambiamenti strutturali e di policy che non possono prescindere, inoltre, da un robusto impianto legislativo (che al momento non abbiamo), soprattutto a tutela delle informazioni personali che sensori indossabili, nuove Apps e Clouds up-and down-link di dati metteranno a disposizione con accessi on line potenzialmente illimitati in termini di spazio e tempo. Basti pensare che sinora sono state sviluppate quasi 100.000 applicazioni per dispositivi mobili che si occupano di gestione della salute umana in un modo e in un mercato globale4 e che molte di esse possono mettere i pazienti (i loro familiari e tutta la rete assistenziale) in condizione di richiedere/effettuare valutazioni a distanza sul proprio stato fisico.

A questo proposito, si rende più che mai urgente una certificazione di affidabilità e credibilità dei contenuti di tutte queste App, soprattutto di quelle in grado di rendere un qualunque dispositivo mobile un vero e proprio dispositivo medico mobile.

Suscita ancora una qualche perplessità il vero valore aggiunto che queste soluzioni possono offrire a pazienti e medici: molte delle App su benessere, alimentazione e stili di vita si limitano, infatti, ad un semplice invio di informazioni e si tratta del 70% del totale. L’insostituibile ruolo dell’operatore sanitario, cui comunque è rivolto il 30% di applicazioni (circa 30.000!) dovrebbe consentire di sfruttare le nuove modalità di “mobile working” per seguire il paziente da remoto, aumentando – ad esempio - aderenza e raccolta dei dati in modo continuo e pro-attivo.

Secondo l’AIFA questo tipo di ricerca andrebbe incentivata, così come il supporto alle imprese web della Salute, affinché siano sviluppate applicazioni davvero innovative. Negli USA, ad esempio, aziende tradizionali e start up stanno investendo nel settore dei sensori dei parametri vitali e nei cosiddetti activity trackers, generando un mercato che, secondo Frost&Sullivan5, toccherà quota 800 milioni di dollari nel 2020.

"[…] Internet scomparirà. Ci saranno così tanti indirizzi IP ... tanti dispositivi, sensori, oggetti indossabili, cose con cui interagiremo delle quali non ci renderemo nemmeno conto. Farà parte della vostra presenza per tutto il tempo. Immaginate di entrare in una stanza e che quella stanza sia dinamica. E che, con il vostro permesso e tutto il resto, sia possibile interagire con ciò che accade dentro quella stanza6".

Questa descrizione accurata del futuro prossimo venturo, che contiene una previsione piuttosto ardita sul destino di Internet, non avrebbe alcun valore se non fosse stata formulata da uno che di mondi digitali se ne intende: Eric Schmidt, CEO di Google.

Le stesse sfide stanno ormai toccando l’Europa e l’Italia: come previsto dal recente Patto per la Sanità Digitale, il monitoraggio da remoto sarà una delle leve per ridurre i costi di ospedalizzazione e contemporaneamente migliorare la vita di malati cronici e di una popolazione che invecchia, favorendo una più efficace prevenzione. Quando anche questa rivoluzione globale arriverà, perché senza alcun dubbio arriverà, saremo pronti?


Luca Pani

 

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1. Dr. Eric Topol: Digital healthcare will put the patient in charge
2. World Health Organisation “mHealth – New horizons for health through mobile technologies, Global Observatory for eHealth series – Volume 3”, page 6
3. Improving Public Health and Medicine by use of Reality Mining, Pentland. A, et al 2009, Robert Wood Johnson Foundation.
4. Research2Guidance (2013), "The mobile health global market report 2013-2017: the commercialisation of mHealth apps" (Vol. 3).
5. Frost & Sullivan, Wearable Electronics Enabled by Sensors Febbraio 2015
6. Google Chairman: ‘The Internet Will Disappear’


Pubblicato il: 22 marzo 2015

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