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Vedolizumab come induzione e terapia di mantenimento per la malattia di Crohn
Uno studio appena pubblicato sul New England Journal of Medicine ha confermato l’efficacia di un nuovo farmaco, vedolizumab, nel trattamento della malattia di Crohn. L’anticorpo monoclonale umanizzato a selettività intestinale ha infatti centrato gli obiettivi primari prefissati dai ricercatori.
Il farmaco è stato valutato nello studio GEMINI-II, che ha coinvolto 1.115 pazienti con malattia moderatamente o gravemente attiva già trattati senza successo con almeno una terapia convenzionale, compresi gli inibitori del TNF. Circa la metà dei pazienti aveva già provato uno o più anti-TNF.
Lo studio è stato suddiviso in una prima fase di induzione e una seconda di mantenimento. L’induzione con vedolizumab per 6 settimane ha portato a un raggiungimento della remissione clinica (CDAI score ≤ 150, 14,5 vs 6,8 – p= 0, 002) e a una diminuzione di 100 punti del CDAI, anche se in quest’ultima valutazione non è stata raggiunta la significatività statistica (31,4% vs 25,7, p=0,23).
I pazienti che hanno risposto alla terapia di induzione hanno poi continuato con quella di mantenimento, durante la quale sono stati trattati con placebo o vedolizumab 300mg ogni 4 o 8 settimane per un totale di un anno di trattamento.
Oltre alla remissione clinica a 52 settimane, come endpoint secondari sono stati valutati anche la risposta CDAI-100, cioè una riduzione di almeno 100 punti dell'indice CDAI, il raggiungimento della remissione senza corticosteroidi e la durata della remissione (remissione almeno nell'80% delle visite di controllo, compresa quella finale).
Leggi l’abstract dello studio pubblicato su NEJM
Published on: 26 September 2013